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Il ruolo dell’interprete per le Istituzioni dell’Unione Europea e per il G7, intervista a Valeria Zanconato

Valeria Zanconato, ci spieghi in cosa consiste, sostanzialmente, il tuo lavoro presso le Istituzioni Europee, dove sei impegnata in cabina italiana per le lingue inglese, francese, spagnolo, olandese e hai un retour con il tedesco?

Per le Istituzioni Europee il mio lavoro si svolge in cabina italiana come freelance, agevolando e permettendo lo svolgimento dei lavori in riunioni che possono essere molto tecniche – ad es. Comitato di Gestione Settore vitivinicolo, Comitato per i Prodotti Fitosanitari – o altamente politiche – ad es. Gruppi del Consiglio per le Questioni Sociali, la Finanza – etc.

Sostanzialmente io traduco per la Delegazione Italiana dalle lingue di mia competenza.

A volte, grazie al mio retour verso il tedesco, traduco in occasione di incontri bilaterali tra controparti italiane e tedesche, anche durante missioni fuori sede.

Come hai iniziato a lavorare per l’Unione Europea e per il G7? Quali sono i requisiti per cui sei stata scelta?

Per poter lavorare presso le Istituzioni Europee è necessario superare un Test di accreditamento in Simultanea e Consecutiva nelle diverse lingue. Se la combinazione linguistica è considerata interessante si viene invitati a partecipare. Questo tuttavia non significa che si venga poi accettati. Io ho superato inizialmente il Test per le lingue Inglese e Tedesco con retour verso il Tedesco. Nel corso degli anni ho poi aggiunto le mie altre lingue di lavoro sempre dovendo superare un test.

Per i G7 in occasione dei quali ho lavorato penso di essere stata ingaggiata oltre che per la mia combinazione linguistica che copre esattamente le lingue di lavoro di un G7 (escluso il giapponese) anche e spero soprattutto per la mia professionalità e qualità.

Noti delle differenze a seconda che lavori per il Parlamento, il Consiglio o la Commissione dell’Unione Europea?

Sì. Il lavoro al Parlamento Europeo è sinonimo di lavoro in velocità, su temi di attualità con interventi che spaziano da rapporti, emendamenti, discussioni e testimonianze che a volte possono essere emotivamente molto coinvolgenti; specialmente sono invitate persone da Paesi o situazioni difficili.

Il lavoro presso la Commissione o il Consiglio – pur essendo interessante – è incentrato più su progetti di Regolamenti o Direttive, che vengono discussi spesso nei dettagli dalle delegazioni, oppure su come norme unionali già approvate e recepite affinché vengano applicate a livello nazionale.

In questo momento l’Italia detiene la presidenza del G7. Senti una particolare responsabilità, visto il periodo storico delicato per via, tra l’altro, della Guerra in Medio Oriente e di quella in Ucraina?

La responsabilità la si sente sempre quando si lavora in cabina, G7 o non G7. Dal messaggio che l’interprete passa dipende poi la reazione e la risposta di chi ascolta: si ha quasi sempre un riscontro immediato del lavoro che si sta facendo.

Recentemente ho lavorato al G7 Esteri, proprio nei giorni diciamo “più caldi” della crisi in Medio Oriente. La situazione cambiava o poteva cambiare molto rapidamente, quindi sì che sentivo di dover calibrare con grande attenzione ogni singolo intervento. Sentivo una maggiore responsabilità rispetto ad altre situazioni meno politicamente delicate.

Ci sono dei personaggi con i quali, nel corso del tuo lavoro, ti sei sentita particolarmente a tuo agio?

Mi vengono in mente in particolare personaggi per cui ho tradotto nelle bilaterali. In questi casi c’è un contatto più diretto rispetto a quando si è in cabina.

Pensando a qualcuno di recente mi viene in mente la Cancelliera tedesca Angela Merkel, l’ex Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, il Presidente della Repubblica Federale Tedesca Frank-Walter Steinmeier, l’attuale Ministro degli esteri Tajani. La lista potrebbe essere più lunga includendo anche personaggi non politici ma di ambiti diversi.

In quanto poliglotta, c’è una lingua con cui ti senti maggiormente a tuo agio? Da dove nasce la tua passione per le lingue?

Il tedesco è per me la lingua con cui mi sento maggiormente a mio agio anche se si parte dal presupposto che tutte le lingue della combinazione linguistica siano uguali per l’interprete. Ho sempre avuto la passione per le lingue. Ho avuto la fortuna di poter imparare l’inglese fin da piccola e poi di vivere in Germania dove ho studiato. Posso dire di aver sempre voluto fare l’interprete e ho avuto – e ho ancora – la fortuna di svolgere la professione che mi piace.

Sei anche docente presso la Civica Scuola di Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli, dove hai insegnato simultanea e consecutiva nel master di interpretariato per la lingua tedesca. Una realtà prestigiosa e da cui le istituzioni dell’UE attingono a loro volta per trovare interpreti e traduttori. Cosa ti ha lasciato e ti lascia tutt’ora questa esperienza?

Il contatto con le nuove generazioni . Gli studenti mi stimolano ad aggiornarmi e a non dare mai niente per scontato. Nella nostra professione non si finisce mai di imparare.

Presso le istituzioni dell’Unione Europea e della Nato con cui collabori ti trovi a essere uno dei “tanti” interpreti e traduttori in cabina. Per via dei tanti anni di esperienza sei anche in grado di creare un’équipe a misura dell’evento: cosa che grazie ai diversi professionisti di valori presenti in AMI diventa ancora più semplice realizzare. Qual è il valore aggiunto di questo servizio di interpreti per aziende, organizzazioni e istituzioni?

Un grande vantaggio per chi si rivolge ad AMI è di poter contare su dei professionisti che operano costantemente “ sul campo”. Il nostro valore aggiunto consiste nel dare esattamente al cliente quello di cui ha bisogno senza spreco di tempo, soldi ed energie, garantendo comunque un livello alto di qualità.

Quali sono le difficoltà e gli aspetti da curare con maggiore attenzione quando si crea un équipe per un servizio di interpreti e traduttori?

L’aspetto di cui io mi occupo più è la formazione di un’équipe di interpreti. La difficoltà maggiore è riuscire a coprire tutte le lingue senza il cosiddetto “rélais”, cioè che ogni cabina possa tradurre direttamente gli interventi senza dover passare per la traduzione di un collega in un’altra cabina. C’è poi anche la territorialità. In un momento in cui tutti tendono a ridurre i costi e visto che il nostro servizio non sempre viene apprezzato per quello che vale è importante cercare di reperire i colleghi quanto più vicini al luogo dell’evento. Grande attenzione va posta inoltre alla richiesta di documentazione necessaria per una preparazione adeguata. Normalmente c’è uno Chef d’èquipe che prima dell’evento e durante si adopera per avere il programma, le note o altro.

Trovi delle differenze rispetto a quando hai iniziato il tuo lavoro presso le istituzioni?

Sì, certo. Molto è cambiato prima con l’avvento del computer che ha informatizzato tutto quello che riguarda la programmazione e preparazione e più recentemente ora con i collegamenti a distanza che per noi interpreti creano tutta una serie di problematiche su cui non sto a dilungarmi. Per quanto riguarda l’IA , siamo agli inizi e penso che comunque già rappresenti un grosso cambiamento per noi.

Qual è, tra le molteplici attività che svolgi, quella che ti regala le maggiori soddisfazioni e fai più volentieri?

Sempre e comunque l’interpretazione.

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