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Interprete per aziende: l’esperienza di Arianna Bernoi nel mondo capelli e beauty

Proponiamo un’intervista ad Arianna Bernoi, socia di AMI che svolge l’attività di traduttrice e interprete freelance sul mercato privato, in Italia e all’estero. Arianna è formatrice di future e futuri interpreti presso la Civica Scuola Interpreti e Traduttori “Altiero Spinelli”, dove ha conseguito la laurea magistrale in Interpretazione di Conferenza per le lingue italiano, inglese e tedesco. Oggi ci racconta qualcosa di più sulla sua esperienza, in particolare per quanto riguarda il lavoro di interprete per le imprese del mondo capelli e beauty.


Arianna, partiamo dall’inizio: da dove nasce la tua passione per le lingue?

Nasce in tenerissima età. Sono cresciuta immersa in una dimensione familiare caratterizzata da un certo livello di bilinguismo, forse diverso da quello a cui siamo abituati oggi, dove a coesistere sono sempre stati l’italiano e il dialetto come lingua della comunità adulta. Fin da piccolissima, grazie a questa condizione, mi sono resa conto dell’esistenza di altro oltre all’italiano e ho sviluppato grande curiosità e sensibilità verso questo “altro”.

L’interesse per le lingue straniere è poi sbocciato e cresciuto in parallelo con un’altra delle mie passioni, la musica. Grazie a un mangianastri ricevuto in regalo ho avuto modo di iniziare ad ascoltare canzoni di tutti i generi; sono rimasta immediatamente affascinata dal modo in cui i suoni della lingua inglese si adattassero perfettamente alle melodie, e il passaggio successivo è stato cercare di riprodurli e comprenderli con gli strumenti che avevo. Ho poi coltivato nel tempo la mia passione cominciando a studiare dapprima il francese e poi scegliendo un indirizzo di scuola superiore che mi permettesse di imparare anche l’inglese e il tedesco.


Come mai all’inglese hai deciso di affiancare il tedesco e non, ad esempio, lo spagnolo o il francese?

Come dicevo, la prima lingua straniera che ho studiato davvero è stata il francese, che ho portato avanti per molti anni e che non ho in realtà mai smesso del tutto di coltivare. Stante la mia passione per l’inglese, che non avrei mai abbandonato, la scelta di affiancare il tedesco è stata dettata, come spesso mi è accaduto, da ragioni di carattere umano e personale. Durante la scuola superiore ho avuto modo di partecipare a un programma di scambio culturale nel nord della Germania che mi ha regalato un forte attaccamento ai luoghi legati a quell’esperienza, alle persone con cui ho stretto legami che continuano ancora oggi, e ovviamente anche a questa lingua che all’epoca mi sembrava tanto impenetrabile quanto affascinante.  


Attualmente insegni presso la Civica Scuola Interpreti e Traduttori “Altiero Spinelli”, dove ti sei formata. Com’è passare dall’altra parte della barricata?

Insegno ormai da moltissimi anni e ripensando complessivamente a questa esperienza posso dire che l’esordio mi ha creato una certa apprensione. È stato strano tornare in un luogo a me estremamente familiare ma in una veste nuova, soprattutto perché sono stata inserita come docente solo un anno e mezzo dopo la laurea ed ero vicina, anagraficamente ed emotivamente, alle mie classi. Ho impiegato un po’ di tempo a trovare un equilibrio e una mia dimensione come docente ma nel corso degli anni la docenza è diventata parte della mia quotidianità e della mia professionalità.

Avendo inoltre avuto il privilegio di essere formata in quell’istituto da grandi professioniste e professionisti del nostro campo, ho visto fin da subito il mio compito di docente come un modo per restituire e portare avanti ciò che mi era stato generosamente donato in termini non solo di competenze in senso stretto, ma anche di passione, curiosità, deontologia professionale ed etica del lavoro.


Quali sono invece le difficoltà e gli elementi a favore nel lavorare come traduttrice e interprete freelance che incontri nel tuo settore di riferimento, che è quello privato?

Partirei dagli elementi positivi: sicuramente il lavoro come freelance ci permette di entrare in contatto con una moltitudine di realtà, prospettive e ambiti, oltre che di interagire spesso in modo più diretto e personale con i clienti, soprattutto in ambito aziendale, e di avere pieno controllo della gestione del tempo e degli incarichi.

Per me, che sono naturalmente una persona curiosa e desiderosa di imparare, da questo punto di vista il mercato privato è il settore ideale. Inoltre, capita anche di avere clienti fidelizzati, che continuano a sceglierci per trasmettere il loro messaggio evento dopo evento; questo ci permette di specializzarci e di osservare da vicino importanti evoluzioni, oltre a regalarci il valore aggiunto della fiducia e della stima dei clienti che apprezzano il nostro lavoro e ne riconoscono il ruolo prezioso in contesti a volte anche delicati.

Per quanto riguarda le difficoltà, sicuramente inserirsi sul mercato come liberi professionisti agli esordi può essere complicato; lo è stato per me che mi sono affacciata alla professione in un’epoca caratterizzata da una forte crisi economica e da un certo grado di austerità nell’organizzazione degli eventi e lo è stato in tempi più recenti per chi ha deciso di intraprendere, ma anche continuare, questo percorso professionale durante la pandemia.  

Inoltre, soprattutto agli inizi, riuscire a superare gli alti e bassi della domanda può rivelarsi difficile e può richiedere una dose di pazienza che non tutti abbiamo.


Cosa ti fa dire di sì a un progetto? Cosa ti appassiona maggiormente dopo tanti anni nel tuo lavoro?

Se si tratta di un progetto nuovo, certamente la curiosità innata di cui parlavo prima è da sempre il motore delle mie scelte, nonché un fattore che influisce sulla mia decisione di accettare un incarico in un nuovo settore o che prevede una modalità diversa dal solito. Di converso, anche sapere di avere una grande esperienza in un certo campo e di poter fare ancora di più la differenza dal punto di vista comunicativo è sempre un aspetto molto stimolante, così come il valore etico e umano legato ad alcuni incarichi. Rispetto a quest’ultimo punto, penso per esempio a occasioni in cui ho lavorato nell’ambito dei diritti civili e ho avuto l’onore di prestare la mia voce a rappresentanti di comunità marginalizzate; ho sempre accolto queste occasioni con grande umiltà e grande senso di responsabilità, oltre a reputarle opportunità preziosissime di crescita umana.


Quanto è importante avere una rete di contatti con altri interpreti e traduttori?

È certamente importante, sotto diversi punti di vista. Lo è da un punto di vista strettamente pratico: avere una rete di colleghi significa essere a disposizione gli uni degli altri e fare squadra, lavorare insieme e sostenersi a livello professionale. Per quanto riguarda la dimensione umana, sapere di avere una rete di colleghi su cui contare e con cui potersi confrontare a livello personale è una risorsa preziosa che non si deve dare per scontata né sottovalutare. Non è semplice per tutti crearsela, ma certamente è un valore aggiunto, perché spesso pensiamo al lavoro di interprete (e ancora più di traduttrice o traduttore) come una professione solitaria quando in realtà di fatto non lo è, o diventa molto limitante se vissuto da una prospettiva fortemente individualista.


Quali sono le difficoltà nel lavorare come interprete da remoto, e non, come accade in altri contesti, in cabina, e quindi in presenza?

Senza dubbio la prima difficoltà a cui si può pensare è di carattere puramente tecnico; non capita spesso, per fortuna, ma talvolta lavorando da remoto ci si può imbattere in un calo di rete, di tensione, di cui né l’interprete né il servizio tecnico sono direttamente responsabili ma che accrescono indubbiamente il carico di stress. Inoltre, anche dal punto di vista audio e video il lavoro da remoto ci sottopone a uno stress superiore rispetto a quello del lavoro in presenza, cosa che si può ripercuotere anche sulla nostra salute. Infine, la distanza può complicare l’interazione con il committente, di cui a volte abbiamo bisogno, e può privarci della possibilità di vedere o sentire al 100% ciò che accade in sala, tra i relatori e nel pubblico.


Hai lavorato con diverse aziende del settore beauty come interprete e traduttrice da remoto. Ci racconti qualcosa di più su un progetto che segui da ormai molti anni e che ti sta particolarmente a cuore?

Senza scendere troppo nel dettaglio, posso dire che ormai da diversi anni ho il piacere di affiancare un’azienda di alto livello che opera nell’ambito della cosmesi e di tradurre i loro incontri internazionali, prevalentemente incentrati sulla presentazione di nuove gamme di prodotti, sul marketing e sulla formazione. Di questi incarichi apprezzo moltissimo il clima di grande fiducia e reciproca intesa che abbiamo saputo creare in questi anni di collaborazione e che ha saputo colmare la distanza fisica del lavoro da remoto, oltre alla varietà dei temi trattati e alla grande attenzione sull’aspetto formativo. L’ambiente di lavoro è dinamico e stimolante e quello della bellezza è un settore ben più articolato e affascinante di quanto si possa pensare fermandosi a una valutazione superficiale, perché coinvolge molte sfere, da quelle più scientifiche a quelle più legate al rapporto con la clientela e a dinamiche più commerciali o interpersonali.  


In questo progetto collabori anche con altre socie di AMI. Ciò ha permesso di creare delle équipe personalizzate, a misura del singolo evento. Qual è il valore aggiunto di far parte della medesima associazione di interpreti e traduttori?

La risposta potrà forse sembrare banale ed eccessivamente asciutta, ma l’inestimabile valore del fare squadra con colleghe e colleghi di assoluta professionalità, con cui l’intesa è immediata e la fiducia cieca, è un incredibile valore aggiunto perché ci consente di lavorare con grande serenità e affiatamento, che si ripercuotono in modo positivo anche sulla prestazione di tutti noi. Quando lavoriamo in un’équipe multilingue capita che qualcuna o qualcuno di noi fornisca il relay alle altre cabine, ossia traduca dalla lingua che solo la sua cabina conosce in una che possa essere compresa e tradotta da tutte le altre cabine (esempio: la cabina polacca traduce da polacco a italiano, e le altre cabine tradurranno da italiano a inglese, francese, spagnolo, ecc.). Quando questo si rende necessario, sapere di poter lavorare con una squadra rodata e affiatata aiuta moltissimo.


Nel tuo lavoro di interprete per le imprese del mondo capelli e beauty ti capita anche di tradurre in occasione di eventi formativi. Ci descrivi l’importanza che riveste un ruolo come il tuo in questa occasione e quali sono gli aspetti a cui senti di dover prestare maggiore attenzione?

Comunicare la formazione è un lavoro che mi sta molto a cuore e che amo particolarmente perché coniuga le due grandi anime del mio percorso professionale, ossia l’interpretazione e l’insegnamento. Credo che essere sia interprete sia, a mia volta, formatrice (anche se in un ambito diverso dal settore della bellezza) sia la chiave che mi aiuta a trovare sempre la strategia giusta per trasmettere le informazioni in modo corretto, lineare, efficace e utile per chi mi ascolta e per potermi rendere portavoce anche dei dubbi, delle esitazioni e delle richieste di chiarimento che provengono dai partecipanti che ricevono la formazione.


Ci puoi raccontare qualcosa di più su alcuni progetti che ti piacerebbe sviluppare nel tuo futuro?   

C’è qualcosa di importante a cui sto lavorando ma mi concedo un briciolo di scaramanzia e scelgo di non dire nulla finché non sarà completato.


Un’ultima domanda di rito. Cosa ti piace di più di una realtà come AMI? Cosa la distingue da altre associazioni e soprattutto dalle agenzie di interpreti e traduttori? Qual è, per te che la vivi dall’interno, il suo valore aggiunto?

Non ho dubbi nel dire che essere un gruppo sia l’aspetto più importante e il vero valore aggiunto di AMI, per diversi motivi. Per quanto riguarda noi componenti del gruppo, c’è grande conoscenza, fiducia e stima assoluta tra tutte e tutti noi; ciò crea un clima di lavoro ciò che reputo sia il valore aggiunto di AMI è proprio il fatto di essere un gruppo di professioniste e professionisti e non un’agenzia. Questo ci permette di interagire direttamente con la clientela, di trovare insieme ai nostri clienti la formula giusta e di garantire in questo modo la massima efficienza, tempestività e soddisfazione.

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